giovedì 31 marzo 2016

Domenica di Pasqua in Sardegna


A Oliena, il tono della Domenica di Pasqua è dato dagli uomini giovani – e di recente anche dalle donne –, i nipoti e pronipoti degli antichi banditi, che dal primo mattino stanno continuamente sparano dai tetti. Ovunque andiamo laggiù, il piombo, i pallini e i bossoli della cartuccia ci stanno continuamente cadendo sulla testa.


Oliena, Wild West. Registrazione di Lloyd Dunn, 27 marzo 2016


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Una processione parte dalla chiesa di San Francesco con la statua della Vergine Maria, che si aggira per le vie del centro storico alla ricerca di suo figlio. Nel frattempo, nella chiesa di Santa Croce, fra polifonici canti sardi, si decora la statua del Cristo risorto, e poi anche un’altra processione parte dalla porta della chiesa verso la piazza principale.


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Ritorno alla chiesa di Santa Croce per una foto della piazza vuota. Una donna giovane in grembiule sta all’angolo, guardando con ansia avanti e indietro. «Ha già passato il Cristo?» «Cinque minuti fa.» «Oh, Madonna. Ogni anno sono in ritardo.»


Sulla piazza principale, lungo un percorso coperto con rami di rosmarino, le due processioni si avvicinano una all’alltra. Si svolge l’incontro, s’incontru, che dà il nome a tutto il festival. Cristo s’inchina davanti a sua madre, gli uomini sardi davanti alle donne sarde che la portano. Poi tutti i partecipanti e l’intero pubblico, vestiti in costume tradizionale, si ritirano in doppia fila alla chiesa di Sant’Ignazio per la messa di Pasqua. Lungo la via principale, ogni bar ha già messo fuori i tavoli e le sedie. La gente locale – e con loro anche noi – vanno da luogo a luogo, degustando i dolci di mandorla offerti gratuitamente in questo giorno in ogni bar. Amici si incontrano, i gruppi si condensano e si disperdono, come stormi colorati di uccelli si turbinano nel labirinto della voliera della città.


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mercoledì 30 marzo 2016

Sabato Santo in Sardegna


Il Sabato Santo, il tempo si ferma in Sardegna, come il pallone da calcio nell’aria. Nella valle di Ogliastra, nelle cittadine di Gàiro, Ulassai, Osini, dalla Deposizione dalla Croce il venerdì sera fino alla messa della Risurrezione di domenica mattina, le chiese sono vuote, le strade deserte, solo qualche vecchia passa con un orcio di acqua dal pozzo pubblico. Una pesante, sonnolenta luce di sole scorre lungo il lato della valle, si mescola al profumo dell’erba fresco verde, del rosmarino e del timo selvatico, lucertole e vecchi uomini si crogiolano in essa. Se nel tardo pomeriggio le nuvole non si alzassero in volo dal mare per tirar la tenda davanti al sole, come il lenzuolo viola davanti ai crocifissi denudati nei santuari, questo giorno non avrebbe fine mai.


A fizzu meu so coro (Il cuore al figlio mio). Canto religioso della Barbagia nell’adattamento della grande cantatrice sarda Maria Carta, 1984

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sabato 26 marzo 2016

Venerdì Santo in Sardegna


La chiesa di Sant’Ignazio è coperta di tenebre, solo le lanterne dei e delle ministranti risplendono, mentre la processione parte dal santuario attraverso la nave, per le strade medievali di Oliena. Si visitano sette chiese in memoria dei sette dolori di Maria, si fa spalliera davanti alle loro porte con le lanterne, mentre i membri delle confraternite locali – le associazioni religiose che organizzano un momento dei riti della Settimana Santa ciascuna – ne escono in fila e si associano a loro. La processione, cresciuta in una grande folla, torna in un’ora nella chiesa di Sant’Ignazio. Qui, nel santuario si ha già impostato il monumentale crocefisso medievale con bracci mobili, e il coro, vestito in costume barocco, recita canti polifonici. È l’inizio de s’iscravamentu, la tradizione della Deposizione dalla Croce, conservata dal Medioevo.


Tenores di Bitti: Deus te salvet, Maria

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mercoledì 16 marzo 2016

Transizione: Da mare a mare

Uccello in cornice ornamentale bizantina. Venezia, Piazza San Marco, 12-13º secolo

Uccello in cornice ornamentale armena. Venezia, Isola San Lazzaro, monastero armeno, MS 1159, 12-13º secolo