venerdì 25 settembre 2015

Allah abbia pietà di te, Prokudin-Gorskij

Alcuni dei nostri compatrioti che lo sanno sempre meglio, sicuramente diranno che l’augurio «Allah rəhmət eləsin» è sbagliato in questo caso, perché «lui non essendo musulmano, non potrà avere rəhmət». Ma quest’espressione nella nostra lingua deriva dalla formula funerale araba «رحمة الله عليه»:  «che Allah abbia misericordia di lui», un augurio che ha già raggiunto la sua destinazione – Ciò che sente tutto, vede tutto, ed è il più misericordioso e pietoso – così che non c’è posto per discussioni inutili.

Anche Mirza Jalil iniziò la sua novella dal titolo «Qurbanəli bəy» nel 1907 con l’epigrafe «Qoqol, Allah sənə rəhmət eləsin», cioè «Gogol, che Allah abbia misericordia di te». Gli scritti dal tono critico e satirico del classico della letteratura russa, Nicolaj Vasil’evič Gogol (1809-1852) ebbero una grande influenza sull’opera di Jalil Mammadguluzade (1869-1932) e contribuirono alla nascita della scuola letteraria «Molla Nəsrəddin».

Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij (1863-1944) è considerato uno dei pionieri della fotografia a colori. Il motivo per cui gli auguriamo «rəhmət» è che lui è l’autore della probabilmente prima foto a colori sull’Azerbaigian e gli azeri.

Chi è Prokudin-Gorskij?

È interessante, che la famiglia Prokudin-Gorskij proviene dal granduca tartaro Murza Musa (1350-?), che insieme con i suoi figli passò dall’Orda d’Oro al Ducato di Mosca e adottò il cristianesimo ortodosso e il nome di Pjotr. Infatti, la mezzaluna e la stella sulla stemma di famiglia si riferisce alle radici tartare, mentre la rappresentazione simbolica del fiume al Neprjadva, un tributario del Don, e alla participazione nella battaglia di Kulikovo del 1380. Si dice che in questa battaglia, che finì con la vittoria del granduca Dmitrij (1350-1389) sopra l’esercito del khan Mamaj (1335-1381), Pjotr perdette tutti i suoi figli. Il granduca Dmitrij, che ricevette il soprannome di Donskoj, cioè del Don dopo questa vittoria, maritò a Pjotr una princessa della dinastia Rurik chiamata Maria, e premiò i suoi servizi con il dono della terra di Gora (in russo «montagna»). Il nome Gorskij della famiglia ebbe dunque inizio con Pjotr Gorskij, mentre il suo nipote Prokopij Alfjorovič (1420-1450) era soprannominato Prokuda (o «prokaznik», cioè «birichino»), e i suoi descendenti si chiamano Prokudin-Gorskij.

Dalla breve biografia di Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij è evidente, che fino al 1890, all’età di 27 proseguì vari studi. Nel 1883-86 studiò nel Liceo Alessandro, nel 1886-88 ascoltò scienze naturali presso il dipartimento di fisica e matematica dell’Università di San Pietroburgo, nel 1888-90 era studente presso l’Accademia Imperiale di Medicina Militare, mentre prese lezioni di pittura presso l’Accademia Imperiale di Belle Arti, suonava il violino ad alto livello, e mai completò i studi formali in qualsiasi di questi luoghi. All’Università di San Pietroburgo uno dei suoi professori era il famoso scienziato Dmitrij Mendeleev (1834-1907), che destò il suo interesse per la chimica e la fotografia.

Lungo il fiume Skuritskhali. Autoritratto. Studio a Orta-Batum. 1912. Fonte: The Library of Congress.

Prokudin-Gorskij diventò un membro della sezione della tecnologia della chimica e poi di quella della fotografia della Società Imperiale della Tecnica. Dal 1897 tenne conferenze sui suoi esperimenti fotografici. Nel 1901 aprì il suo «studio foto-zincografico  foto-tecnico» a San Pietroburgo. Nel 1902, durante il suo viaggio in Germania, ha studiato presso i principali ricercatori della fotografia a colori, in particolare Adolf Miethe (1862-1927), e acquistò le attrezzature tecniche più sviluppate dell’epoca. La prima foto a colori era dimostrata nel lontano 1861. Il principio della «separazione dei colori» ivi utilizzato propose di scattare la foto con tre filtri, rosso, verde e blu, e di proiettare poi le tre immagini una sopra l’altra attraverso i filti corrispondenti. Uno dei problemi principali era lo sviluppo di fotoemulsioni che avrebbero fornito una corretta trasmissione di colori, e Prokudin-Gorskij fece il suo contributo alla ricerca in questo campo.

Proiettore a tre colori di Prokudin-Gorskij, e il processo di proiezione. Disegno di Viktor Minačin dalla mostra The World of 1900-1917 In Color.

Negli anni successivi organizza dimostrazioni di proiezione di foto a colori, si reca in diverse regioni dell’impero per fotografare, organizza la stampa di cartoline a colori nel suo studio. La sua fama fu ancora di più ingrandita nel 1908 dalla foto a colori del classico vivo della letteratura russa, Lev Tolstoj (1828-1910), che a questa data aveva 80 anni. Spesso fu invitato a ricevimenti della società alta russa per dimostrare le sue foto a colori.


«Caro Lev Nikolaevič,
Non molto tempo fa ho avuto l’occasione di sviluppare una lastra fotografica a colori che qualcuno, il cui nome ho dimenticato, ha preso di Lei. Il risultato era estremamente male, perché il fotografo ovviamente non era all’altura del suo compito.
La fotografia a colori naturali è la mia specialità, ed è possibile che Lei avrà già incontrato per caso il mio nome nella stampa. Al momento, dopo lunghi anni di lavoro, sono in grado di creare eccellenti riproduzioni a colori reali. Le mie proiezioni di foto a colori sono ben note sia nell’Europa che in Russia.
Ora, che il processo di scattare fotografie con il mio metodo e le mie lastre richiede non più di uno a tre secondi, mi permetto di chiedere il Suo permesso a visitarLa per uno o due giorni (tenendo presente lo stato della Vostra salute e il tempo), per prendere diverse immagini di Lei e della Sua coniuge…
Sono convinto che riproducendo a colori naturali l’immagine di Lei e del Suo ambiente, farò un servizio a tutto il mondo. Queste immagini sono eterne – non si cambiano mai. Nessuna riproduzione dipinta può raggiungere tali risultati.

Sergej Michailovič Prokudin-Gorskij»

«Cimitero di villaggio». Cartolina a colori dallo studio di Prokudin-Gorskij, timbro postale 19 gennaio 1907. Fonte: Library of Congress


Una dimostrazione speciale per l’Imperatore Nicola II  e la sua famiglia nel maggio 1909 diede un impulso fondamentale al lavoro del ricercatore. Stupito dalle immagini a colori, lo zar concesse a Sergej Michajlovič tutte le spese di trasporto e le autorizzazioni necessarie per documentare a colori naturali tutti i luoghi d’interesse della Russia. Dopo alcune settimane di preparazione Prokudin-Gorskij iniziò la sua prima spedizione. Progettava di prendere diecimila foto a colori in dieci anni. Nonostante le difficoltà finanziarie, la guerra mondiale e le rivoluzioni, Sergej Michajlovič raccolse un materiale preziosissimo durante i viaggi in diverse provincie dell’impero, tra cui a Turkestan e nel Caucaso più volte, mentre lavorando anche sulla cinematografia a colori. Nel 1917 la dinastia Romanov fu rovesciata, e poi venne la rivoluzione bolscevica. A quel tempo l’unica collezione di Prokudin-Gorskij contava già più di 3500 foto.

Prokudin-Gorskij su un carrello vicino a Petrozavodsk, sulla ferrovia di Murmansk, 1915. Fonte: Library of Congress

Prokudin-Gorskij emigrò dalla Russia sovietica alla prima occasione. Nel 1918 viene mandato in missione in Norvegia, e non torna più. In seguito vive in Inghilterra, e poi dal 1921 fino alla sua morte nel 1944 in Francia. In modo assai curioso, era in grado di ottenere il permesso per portare con sé una parte della collezione, circa 2300 negativi, in Francia. Più di 1200 negativi e più di mille diapositive a colori sono rimasti nella Russia sovietica. Inoltre, circa 400 negativi una volta conservati in Francia sono considerati persi. Nel 1948 la US Library of Congress acquista dai figli di Prokudin-Gorskij ciò che è rimasto alla collezione. Questa, attualmente conservata nella biblioteca, consiste principalmente dai negativi a tre fotogrammi di 1902 foto. Inoltre, 14 album di registrazione contengono piccole copie in bianco e nero delle stesse foto con spiegazioni.

Questa preziosa fotodocumentazione era sconosciuta al grande pubblico per molti anni. Nel 2000 la raccolta era digitalizzata e pubblicata per il libero accesso al sito del Library of Congress.

Instagram Azerbaigian, 1912

La collezione di Prokudin-Gorskij ha decine di fotografie relative all’Azerbaigian. Le informazioni su dove furono prese e cosa rappresentano sono fornite dalle didascalie esplicative delle piccole immagini «in miniatura» in bianco e nero dell’album di registrazione dal titolo «Views in the Caucasus and Black Sea area».

Pagina 33 dell’album «Views in the Caucasus and Black Sea area». Fonte: The Library of Congress.

La maggior parte delle foto erano prese nella steppa Mughan nel 1912, e sono registrate alle pagine 33-38 dell’album di 44 pagine. La serie si inizia con la foto «Река Араксъ у Саатлы. Мугань», cioè «Il fiume Aras vicino a Saatly. Mughan», e raffigura principalmente la coltivazione del cotone intorno a Nikolaevsk, Grafovka e Petropavlovsk (dal 1931 Sabirabad), dove si stabilirono contadini ucrainiani dalla provincia di Kharkov. Del resto, nel 1899 anche il fondatore della stampa azera, l’eminente intellettuale Hasan Bey Zardabi (1837-1907) menzionò questi insediamenti nel suo articolo nel giornale «Kaspi».

Pagina 38 dell’album «Views in the Caucasus and Black Sea area». Fonte: The Library of Congress.

Solo poche foto raffigurano persone. L’immagine intitolata «Персидские татары. Саатлы. Мугань», cioè «Tartari persiani. Saatly. Mughan» può essere considerata come la prima foto a colori di gente azera. Mentre per molti di noi le foto a colori apparsero nei nostri album di famiglia solo negli anni 1980, i due uomini nella foto ebbero la loro già all’inizio del secolo. Anche se non sembrano di essere troppo affascinati dal momento storico. Probabilmente non ebbero neanche la possibilità di vedere la loro foto a colori. Se la Library of Congress non avesse digitalizzato questa collezione unica e non l’avesse pubblicato per libero accesso all’internet, non l’avremmo neanche noi.

L’immagine a colori ricostruita della foto «Tartari persiani. Saatly. Mughan» (a sinistra) e il file digitale del suo triplo negativo (a destra, dall’alto verso il basso, i negativi per il filtro blu, verd e rosso). Fonte: The Library of Congress.

Io ho visto quest’immagine nel 2010, negli Stati Uniti, mentre cercavo nella collezione Prokudin-Gorskij al sito web della biblioteca. A quel tempo la ricerca alla parola «Azerbaigian» dava solo poche immagini. La Library of Congress ordinò nel 2001 la ricostruzione di 122 immagini al fotografo Walter Frankhauser per una mostra intitolata «The Empire That Was Russia». La ricostruzione delle immagini a colori, utilizzando i files digitali, scannerizzati ad alta risoluzione nel 2000 dai negativi tripli, non è assolutamente un compito facile.

Al suo tempo, tre negativi separati si scattarono per i tre colori differenti. Durante il tempo che passò fra i tre scatti, sia il negativo che l’oggetto fotografato poteva spostarsi. I vari difetti fisici delle lastre di vetro dei negativi si aggiungono alle difficoltà della ricostruzione. La foto di sopra che rappresenta Prokudin-Gorskij sulla riva del fiume appartiene alle immagini ricostuite da Frankhausen. Solo una delle foto ricostruite per la mostra fu presa nell’Azerbaigian, quella intitolata «Mughan. La famiglia di un colono. Insediamento Grafovka».

Più tardi, nel 2004 la Library of Congress contrattò Blaise Agüera y Arcas per la ricostruzione automatica di tutte le foto a colori. Blaise, il famoso esperto di grafica digitale era nelle notizie nel 2013 per aver abbandonato, dopo sette anni, la sua posizione di leader presso Microsoft, per passare a Google. Secondo il suo resoconto, insieme all’«allineamento rigido» dei tre negativi, il metodo dell’«allineamento di warpfield», che conduce a risultati migliori tramite la varia deformazione di diverse parti dei negativi, è stato utilizzato nel software sviluppato per la ricostruzione delle foto.

Sorprendentemente, nella foto ricostruita dei «tartari persiani» conservata nel database on-line della Library of Congress si osserva un sottile spostamento dei colori, perché i negativi non sono alineati bene. Esso è particolarmente evidente  sulla faccia della persona a destra. Tuttavia, come la foto fu presa alla luce del sole, il tempo di esposizione e quindi il tempo fra i tre scatti non doveva essere lungo, neanche i negativi presentano alcuni gravi difetti.

Senza cedere alla mia solita pigrizia, ho aperto il negativo triple in Photoshop, tagliato le parti corrispondenti, e incollati i canali di colore rosso, verde e blu in un nuovo file. Ho allineato le immagini solo spostandole su e giù, o a destra e sinistra, mentre, a quanto pare, per un risultato ideale sarebbe necessario anche qualche lieve rotazione dell’una o dell’altra. Comunque l’immagine risultante era soddisfacente. Alla fine ho oscurato un poco i canali rosso e verde. Il risultato si vede qui sotto.

Un frammento della foto ricostruita dei «tatari persiani». A sinistra, la versione della Library of Congress, nel mezzo la mia versione, a destra quella ricostruita da V. Ratnikov.

Più tardi ho scoperto che le foto erano ricostruite e pubblicate sull’internet nel quadro di vari progetti che ricercano il patrimonio di Prokudin-Gorskij. Ma prima ho dovuto eliminare una piccola imprecisione nel catalogo della Library of Congress.

Ricercatore A. Yusubov

I titoli per le immagini nel catalogo della Library of Congress sono presi dalle didascalie sotto le corrispondenti miniature in bianco e nero negli album di registrazione. Questi album erano probabilmente compilati da Prokudin-Gorskij e i suoi assistenti molto tempo dopo la campagna fotografica, perché a volte i titoli non corrispondono alle immagini, o l’ordine cronologico è chiaramente sbagliato.

Immagine in bianco e nero della foto con una didascalia sbagliata a pagina 32 delle «Views in the Caucasus and Black Sea area» (a sinistra), e l’immagine del Palazzo dei Shirvanshah sulla vecchia banconota di diecimila manat, nota come «shirvan» (a destra). Fonte: The Library of Congress e BanknoteIndex.com.

Probabilmente qualsiasi azero darebbe testimonianza che l’immagine di sopra rappresenta il Palazzo dei Shirvanshah, ma la foto  fu inclusa fra quelle di Tiflis nell’album di registrazione, e la sua didascalia scorretta era «Мечеть въ Азiатской части Тифлиса», cioè «Una moschea nella parte asiatica di Tiflis». Però nel catalogo on-line il titolo fu corretto, con la seguente nota: «Informazione del titolo corretto fornita da Dmitrij Vorona, 2013».

Purtroppo nessun negativo a colori di questa foto è sopravvissuto, ma l’immagine in miniatura almeno dimostra che Prokudin-Gorskij fotografava anche a Baku. Durante la revisione dell’album sul Caucaso nel catalogo on-line ho visto a pagina 39 una foto del Palazzo del Teatro Filarmonico, ben familiare agli abitanti di Baku. Si è scoperto, che benché non ci sia stata nessuna spiegazione su quest’immagine, la didascalia di un’altra foto nella stessa pagina era allineata con essa, e così fu registrata come «Mechetʹ v Vladikavkazi︠e︡ (Moschea a Vladikavkaz)».

L’immagine a colori ricostruita della foto del Teatro Filarmonico (a sinistra), e il file digitale del suo triplo negativo (a destra). Fonte: : The Library of Congress.

Ho immediatamente inviato il seguente messaggio del 25 marzo 2015 attraverso il modulo on-line per la segnalazione di errori nel catalogo:

There is no original title for the photo in Prokudin-Gorskii’s album, but the title was wrongly assigned apparently because of proximity to another photo of the Mosque in Vladikavkaz. 

This is in fact totally different building in a different city – Baku. Look at the rare aerial photo of 1918 Baku. The Summer Centre for Public Gatherings at the bottom right corner, opened in 1912 as a club for wealthy Baku elite, was architecturally inspired by l’Opéra de Monte-Carlo, and now houses the Azerbaijan State Philharmonic Hall named after Muslum Magomayev (1885-1937) – famous Azerbaijani and Soviet composer and conductor (see here). See here the modern look of the building.

Un giorno più tardi ho ricevuto l’e-mail di seguito:

Dear Araz Yusubov: Thank you for your email about the caption for the image by Prokudin-Gorskii (item LC-P87-7277). You are correct that there is no title for the image in the album (LOT 10336) and that the title in the catalog record appears to be have assigned because it was close to the image of the mosque. The mosque is clearly not the same building as depicted in LC-P87-7277.

The building shown in LC-P87-7277 does look like the former Summer Centre for Public Gatherings in Baku, Azerbaijan which is shown in the aerial photo which you sent us. I have updated our database to incorporate your new information. The change should be in the online catalog within a few weeks.


Thank you very much for helping us correct and improve the information for this image in our catalog.
 

Best wishes,
Arden Alexander
Cataloger
Prints and Photographs Division Library of Congress


Così la didascalia di questa foto nel catalogo del Library of Congress è adesso «The Summer Centre for Public Gatherings, Baku, Azerbaijan». E c’è anche una piccola aggiunta nella sezione note: «Title devised by Library staff. (Source: researcher A. Yusubov, 2015)».

Altri link interessanti

«Цвет нации» («Colori della nazione»). Un documentario del 2014 di Leonid Parfjonov al 150° anniversario della nascita di Prokudin-Gorskij (in russo): https://www.youtube.com/watch?v=Qx0TbbRC5RE

Molte didascalie sono corrette nel catalogo delle foto a colori ricostruite sul sito web del progetto di ricerca internazionale «The Legacy of S.M.Prokudin-Gorsky»: http://prokudin-gorsky.org/

Le foto a colori ricostruite come parte del progetto «The Russian Empire in color photos» della chiesa ortodossa bielorussa: http://veinik.by/

Le foto a colori ricostruite dal laboratorio di tecnologie digitali dell’Accademia Russa delle Scienze e del centro «Restavrator-M»: http://www.prokudin-gorsky.ru/English/index.shtml

Prokudin-Gorskij: Autoritratto. Studio presso la cascata di Kivač. In basso: Una selezione dalla collezione Prokudin-Gorskij, soprattutto dalle immagini meno spesso riprodotte sull’internet

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Dagestan, villaggio di Arakani

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