giovedì 12 febbraio 2015

Il pedaggio


Quando mi accorgo della corda spessa sopra la strada, i fuochi al lato della strada, le persone mascherate che cominciano di venire verso di noi, dopo il villaggio di Sanavardo sulla riva del fiume Alazani, mi richiamo i reportaggi di Kapuściński sulle barriere stradali e le estorsioni delle milizie africane, e pass in retromarcia. Ma quelli mascherati fanno cenni, che non c’è problema, che avanziamo liberamente. Si raccolgono cordialmente attorno a noi, spiegano in dialetto locale, phuli, phuli, soldi, soldi, ripetono. Svuoto il contenuto del nostro sacchetto di spiccioli nelle loro mani, due o tre lari, uno o due euros. Essi richiedono il pedaggio rituale anche da Lloyd, non li interessa la nostra affermazione che gli spiccioli appartenevano a noi due, deve sacrificare una banconota di cinque, circa due euro. La corda si abbassa, possiamo passare. Dopo pochi metri viene in mente a Lloyd che avremmo potuto registrate una canzone locale con il fisarmonicista. Ci tiriamo a lato sulla riva dell’Alazani, e cammina indietro con il registratore, come un Béla Bartók,

Béla Bartók raccoglie canti popolare con fonografo da contadini slovacchi a Zobordarázs (oggi Dražovce, un sobborgo di Nitra, Slovakia), 1907

o come un Vladimir V. Akhobadze,

Il musicologo georgiano Vladimir V. Akhobadze registra musicisti di Guria (Georgia occidentale) (la foto è stata copiata da noi ieri nel Museo di Musica Popolare a Tbilisi)

gli spinge il registratore in faccia, simghera, dice, una canzone. Dal rumore si può sentire chiaramente solo khuti lari, khuti lari, vogliono cinque lari per lo spettacolo. Ma la cacofonia prova che la fisarmonica è solo una decorazione di carnevale, che non produrrà alcuna musica per qualsiasi somma. Una nuova macchina arriva, devono pagare il pedaggio, così anche noi continuiamo la nostra strada verso la città medievale di Sighnaghi.


Simghera! – Khuti lari!

toll toll toll toll toll toll toll toll toll toll toll

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