venerdì 26 dicembre 2014

Il Natale del nemico


Il nemico siamo noi. E il nostro Natale, o meglio le nostre cartoline di Natale mandate a casa dal lato austro-ungarico del fronte dell’Isonzo, sono appena stati presentati, dall’Avvento a Befana, al lato italiano dello stesso fronte, nel Palazzo Corner Mocenigo a Venezia, alla mostra Auguri dal Fronte organizzata dal Cats Museum di Cattaro. Giacchè questo Natale passa nel segno della posta militare qui a río Wang, nelle sue ultime ore presentiamo la selezione pubblicata dalla mostra dalla Gazzetta di Cattaro, prima che scompari nello stomaco senza fondo di Facebook.


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La collezione di Cattaro può essere completata dalla selezione del gruppo FB polacco Życie codzienne żołnierza piechoty Austro-Węgier (La vita quotidiana del soldato austro-ungarico). Forse non dallo stesso fronte, ma le stesse cartoline, pubblicate centralmente, in tutte le lingue della Monarchia.

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Il «Natale del nemico» rievoca la storia descritta dal capitano Imre Laky nel suo diario il Natale 1914, durante l’assedio russo della fortezza di Przemyśl. Il racconto, che ci ricorda la fraternizzazione spontanea di Natale al fronte occidentale, e che fu prima citato dal blog Nagy Háború, poi ripreso dal portale 444 per il centenario, ci dice come assedianti e assediati si sono regalati a vicenda per Natale.

«I russi si sono comportati da gentlemen. Nonostante le nostre aspettative, non hanno sparato né una sola volta durante le feste di Natale. Anzi, ci hanno inviato saluti e regali di Natale. Avvenne così, che durante la notte hanno appeso una grande borsa sul ramo di un albero secco che stava tra gli avamposti.

I soldati nel campo indovinavano tutto il giorno con grande curiosità, che cosa può essere nella borsa. Appena è scesa la notte, una persona coraggiosa è andato fuori a prenderla. Prima solo girava intorno ad essa, come un gatto intorno al pasto caldo, o il topo intorno alla trappola, ma poi l’ha tirata giù con un palo. Non si è esplosa. Ha sollevato e trascinato il pesante fardello fino al campo. Era pieno di pani appena sfornati, carne e pesce in scatola, e c’era anche un auguri di Natale in versi, in lingua tedesca, nel quale gli ufficiali e soldati dell’artiglieria russa ci hanno augurato tutto il meglio.

All’inizio non volevamo credere al nemico, più furbo della volpe, ma poi, quando si è visto, che il cane randagio del battaglione stava mangiando il pane e la carne in scatola gettati ad esso per prova, abbiamo diviso il dono. E abbiamo deciso di ricambiare gli auguri per il nuovo anno.»


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Le versioni «nazionalizzate» in ungherese delle cartoline di sopra, dall’articolo del 444, e dalla collezione di Krisztina Babos (del blog Nagy Háború)

Tanta umanità, tanta buona volontà e rispetto reciproci, tanto amore per la famiglia, gli amici, e la casa. C’è una sola cosa che non capisco: perché la guerra era necessaria per tutto questo.

Natale degli ufficiali al fronte russo, 1915. Dal blog Nagy Háború

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