mercoledì 31 dicembre 2014

Corvi

L’inverno è plumbeo, il sole è oscurato da dense nubi lattiginose. La giornata è breve, appena un battito di palpebra celeste. La vita si restringe, si volge verso l’interno, s’inviluppa in se stessa, rinsecchita da un freddo spaventoso, senza amore.

Quando ci troviamo al fine anno, ci chiediamo se abbiamo succhiato tutta la dolcezza di ogni giorno, se abbiamo trovato abbastanza momenti degni del nostro album personale? Be’, forse di tali momenti non si può mai trovare abbastanza.

I freddi venti d’inverno e la voce rauca dei corvi che si raccolgono, portano a portata d’orecchio l’agonia dell’anno che passa. Ma non importa, quanti frutti maturi ne abbiamo raccolto, un anno più giovane, più ansioso aspetta oltre la soglia, pieno di possibilità che non possiamo prevedere.


Cartoline rosa 11


[31 dicembre 1914]
Nome del mittente: Károly Timó
Indirizzo del mittente: Nagy-Sztropkó

Indirizzo: All’Egregia Signorina Antónia Zajác
3° distretto, via Kis Korona 52
Budapest




Cartoline precedenti (puntini grigi):

Budapest, 23 dicembre 1914
Budapest, 21 dicembre 1914
Budapest, 11 dicembre 1914
Budapest, 2 dicembre 1914
Budapest, 28 novembre 1914
Budapest, 27 novembre 1914
Budapest, 18 novembre 1914
Budapest, 27 ottobre 1914
Debrecen, 25 settembre 1914
Szerencs, 28 agosto 1914
Caro figlio mio
Ti scrivo questa lettera nei Carpazi, alla luce del fuoco di bivacco. Invio i miei auguri di fortuna, che il nuovo anno sia più piacevole di quello passato. Sono qui in un paese vicino alla fontiera. La musica per la cena di Capodanno è fornita dal tuono dei cannoni. Non fa freddo, ma nuotiamo nel fango, il che è un grande problema, ed è molto faticoso. Auguro un felice anno nuovo anche a tua madre e sorelle, a tutta la gente nell’officina, compreso il vecchio.
Ti abbraccia e bacia il tuo amante Károly
Scrivi subito, quando ci sarà il numero del posta militare..


[La macchina riparte.

«Sono qui in un paese vicino alla frontiera. La musica per la cena di Capodanno è fornita dal tuono dei cannoni. Non fa freddo, ma nuotiamo nel fango…»

Che cosa si può aggiungere a questo?

«Sztropkó (Stropkov), cittadina nel distretto omonimo nella contea di Zemplén. 2585 abitanti slovacchi, tedeschi e ungheresi (1910). Il suo ex castello esisteva dal secolo 14° fino al 1675; ora solo una parte del lato orientale sta ancora. La chiesa, sviluppata dall’ex cappella del castello, ha diverse notevoli opere d’arte: candelieri di ferro (sec. 14°o), piviali (sec. 16°). I signori del castello erano le famiglie Keglevics, Perényi, Sztáray, Vécsey, e Gersei Pethő. Nel 1760 il giovane principe Lubomirski di Polonia fu accompagnato al Castello di Munkács attraverso Sztropkó. Il paese ha sofferto molto durante l’incursione russa del 1914-1915. Cfr. Ede Unghváry, Adatok Sz. mezőváros és várának történetéhez [Dati alla storia della cittadina di Sztropkó e suo castello] (Adalékok Zemplén vm. történetéhez 1897. 1–4.) (T. Cs.-Szl.)» • Révai nagy lexikona [Grande Enciclopedia del Révai], XVII, 757]



Tracce della devastazione dall’incursione russa nelle contee Sáros e Zemplén, negli insediamenti intorno a Sztropkó. Fotografie della relazione di Kornél Divald, inviato nel maggio del 1915 a valutare i danni. Pubblicate dal Klub Vojenskej Histórie Beskydy. La relazione cita fra i monumenti distrutti, al numero 68, anche la chiesa medievale di Sztropkó.

A fine anno del 2014, che passa nel segno della posta militare, questo post è probabilmente l’ultimo, quindi auguriamo un Felice Anno Nuovo a tutti i lettori!

Cartolina successiva: 4 gennaio 1915

martedì 30 dicembre 2014

Coordinate


La Società Spagnola di Emblematica ha annunciato il suo X Congresso Internazionale, che organizzeremo a Palma de Mallorca, fra esattamente un anno da oggi. Dopo aver riflettuto molto sul titolo, distillandolo quasi al punto dell’esoterico, finalmente abbiamo deciso per quello che è quasi ovvio per questo tipo di incontri: Encrucijada de la Palabra y la Imagen Simbólicas, «Sull’incrocio della parola e immagine simbolica». In un certo senso questo è la definizione basica dell’emblema. Ma questo incrocio evidenzia anche il punto di vista della nostra analisi della storia culturale nel suo complesso.


Poi abbiamo dovuto progettare il poster dell’evento. Il fatto che questo è il nostro decimo Congresso, ci ha permesso di collegare il X romano con il concetto dell’incrocio annunciato nel titolo. Scavando nella nostra memoria, abbiamo ricordato il magnifico manoscritto Mira Calligraphiae Monumenta, nel quale il maestro calligrafo della cancelleria ungherese a Vienna, Georg/György Bocskay, ha disegnato un’opera complessa, pagina per pagina, mostrando tutta la sua abilità nell’arte della calligrafia. La completò nel 1562. Poi il libro cadde nella mano di Rodolfo II a Praga, il quale, ammirando la precisione di Bocskay, ha deciso di trasformarla in un’opera davvero unica, degna delle sue collezioni imperiali.


A tal fine incaricò il miglior illuminatore di manoscritti alla sua disposizione, Joris Hoefnagel, di decorarla con il meglio della sua arte, non risparmiando nessuno sforzo. Hoefnagel non solo perfettamente eseguì il compito, ma lo completò anche di un gioco tipografico, i cui elementi, copiati o inventati sulla base di elementi naturali, si univano con rigore matematico il tracciato e la composizione delle lettere. Ecco la «X» che volevamo: la impresa dell’imperatore Augusto, il granchio stringendo nelle sue pinze le ali di una farfalla – un’immagine di solito accompagnata con il motto latino Matura –, convertito in un segno grafico. Incrocio di parola e immagine, ma anche un segno che siamo arrivati – maturando – al decimo congresso della Società. Ormai venti anni – X-X –, avendo sempre il motto in vista.


venerdì 26 dicembre 2014

Il Natale del nemico


Il nemico siamo noi. E il nostro Natale, o meglio le nostre cartoline di Natale mandate a casa dal lato austro-ungarico del fronte dell’Isonzo, sono appena stati presentati, dall’Avvento a Befana, al lato italiano dello stesso fronte, nel Palazzo Corner Mocenigo a Venezia, alla mostra Auguri dal Fronte organizzata dal Cats Museum di Cattaro. Giacchè questo Natale passa nel segno della posta militare qui a río Wang, nelle sue ultime ore presentiamo la selezione pubblicata dalla mostra dalla Gazzetta di Cattaro, prima che scompari nello stomaco senza fondo di Facebook.


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La collezione di Cattaro può essere completata dalla selezione del gruppo FB polacco Życie codzienne żołnierza piechoty Austro-Węgier (La vita quotidiana del soldato austro-ungarico). Forse non dallo stesso fronte, ma le stesse cartoline, pubblicate centralmente, in tutte le lingue della Monarchia.

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Il «Natale del nemico» rievoca la storia descritta dal capitano Imre Laky nel suo diario il Natale 1914, durante l’assedio russo della fortezza di Przemyśl. Il racconto, che ci ricorda la fraternizzazione spontanea di Natale al fronte occidentale, e che fu prima citato dal blog Nagy Háború, poi ripreso dal portale 444 per il centenario, ci dice come assedianti e assediati si sono regalati a vicenda per Natale.

«I russi si sono comportati da gentlemen. Nonostante le nostre aspettative, non hanno sparato né una sola volta durante le feste di Natale. Anzi, ci hanno inviato saluti e regali di Natale. Avvenne così, che durante la notte hanno appeso una grande borsa sul ramo di un albero secco che stava tra gli avamposti.

I soldati nel campo indovinavano tutto il giorno con grande curiosità, che cosa può essere nella borsa. Appena è scesa la notte, una persona coraggiosa è andato fuori a prenderla. Prima solo girava intorno ad essa, come un gatto intorno al pasto caldo, o il topo intorno alla trappola, ma poi l’ha tirata giù con un palo. Non si è esplosa. Ha sollevato e trascinato il pesante fardello fino al campo. Era pieno di pani appena sfornati, carne e pesce in scatola, e c’era anche un auguri di Natale in versi, in lingua tedesca, nel quale gli ufficiali e soldati dell’artiglieria russa ci hanno augurato tutto il meglio.

All’inizio non volevamo credere al nemico, più furbo della volpe, ma poi, quando si è visto, che il cane randagio del battaglione stava mangiando il pane e la carne in scatola gettati ad esso per prova, abbiamo diviso il dono. E abbiamo deciso di ricambiare gli auguri per il nuovo anno.»


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Le versioni «nazionalizzate» in ungherese delle cartoline di sopra, dall’articolo del 444, e dalla collezione di Krisztina Babos (del blog Nagy Háború)

Tanta umanità, tanta buona volontà e rispetto reciproci, tanto amore per la famiglia, gli amici, e la casa. C’è una sola cosa che non capisco: perché la guerra era necessaria per tutto questo.

Natale degli ufficiali al fronte russo, 1915. Dal blog Nagy Háború

Messaggio segreto

Il album amicorum, o memoriae causa era un elemento inevitabile nell’esiguo bagaggio degli studenti erranti da università a università in Europa fra il Cinque- e Ottocento. Alla partenza i familiari e gli amici, e nelle varie città i professori, compagni di studio, o illustri patrocinatori hanno scritto in esso qualche parole calde o aforismi eruditi. Le diverse migliaia di album che sopravvissero danno una buona opportunità per ricostruire la rete di contatti degli intellettuali della prima età moderna, e le solite rotte dei loro studi universitari.

I scriti delle iscrizioni nell’album amicorum (1711-1726) di Ferenc Pápai Páriz, pubblicato da noi all’internet

Gli alba amicorum dall’Ungheria o con contenuto ungherese si digitalizzano in una pubblicamente consultabile database dal gruppo di ricerca Inscriptiones Alborum Amicorum all’università di Szeged, diretto da Miklós Latzkovits. Anche noi collaboriamo con il gruppo, soprattutto quando si tratta di un’iscrizione in un linguaggio insolito, o difficile da leggere. Anche adesso questo è il caso.

L’album di Paul Schirmer da Kronstadt/Brassó/Brașov, compilato tra 1681 e 1685, è conservato nella biblioteca universitaria di Kolozsvár/Cluj. L’iscrizione di due pagine, pubblicata di seguito, fu fatta da Jeremias Jeckell, anche lui da Kronstadt, il 7 marzo 1683 a Lipsia. La prima pagina mostra un bello emblema. I due cuori concatenati dei due amici sono abbracciati da una corona simile allo stemma della loro città natale, Kronstadt. Vicino a essa, un girasole guarda sempre verso il sole. Secondo le convenzioni del periodo, questo è il simbolo del vero credente, che sempre guarda verso Dio, come è confermato dalle poesie tedesche e dal versetto biblico in latino che accompagnano l’emblema:

Wahre Freundschaft, Treu und Glauben
Soll nichts denn der Todt uns rauben.

Ich hab auch noch was bey mir, gleich wie Ihr, zu seinen Ruhme,
Ich für mich verehr ihm hier eine schöne Sonnenblume,
Gleich wie diese Blume sich im/m/er nach der Sonnen neigt,
Neigt er sich stets nach dem, der die Blum und Menschen zeigt.

Meine Seele wündscht dabey,
Dass er stets Gottsfürchtig sey!
Auss reinem teutschen Sinn,
Als ich der deine bin,
Schrieb ich dir dieses hin.

Timor Domini est initium sapientiae (Il timore di Dio è l’inizio della sapienza, Salmo 111,10.)

Stemma di Kronstadt/Brassó/Brașov



Ma l’iscrizione ha ancora un elemento di più, con cui non andiamo d’accordo. Due brevi testi sui due lati dell’emblema, che non possono essere letti in qualsiasi lingua conosciuta. Abbiamo il sospetto che possa essere una sorta di scrittura segreta, una cifra. Perciò ci rivolgiamo ancora una volta ai nostri lettori esperti. Siete in grado di dirci, in che scrittura e lingua sono queste brevi righe, e che cosa significano?


mercoledì 24 dicembre 2014

L’albero dei miracoli


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Roma, Stazione Termini

martedì 23 dicembre 2014

Cartoline rosa 10


[23 dicembre 1914]
Nome del mittente: K. Timó, Budapest, 1° Reggimento di Fanteria
Indirizzo del mittente: 3a Compagnia di Marcia, 4° Plotone

Indirizzo: All’Egregia Signorina Antónia Zajác
3° distretto, via Kis Korona 52
Budapest




Cartoline precedenti (puntini grigi):

Budapest, 21 dicembre 1914
Budapest, 11 dicembre 1914
Budapest, 2 dicembre 1914
Budapest, 28 novembre 1914
Budapest, 27 novembre 1914
Budapest, 18 novembre 1914
Budapest, 27 ottobre 1914
Debrecen, 25 settembre 1914
Szerencs, 28 agosto 1914
Mio caro figlio!
Auguro un buon Natale a te, a tua madre e alle sorelle, sperando che nell’anno prossimo a questo tempo possiamo stare insieme, non così separati. Ora staremo già qui per questo anno. Ma non penso che ci sia alcun permesso di uscita, perché anche il pranzo ci è portato qui, al secondo piano.
Ti prego di venire qui nello stesso modo come ci siamo messi d’accordo la settimana scorsa. Oggi andiamo alla confessione. Come stai? Io mi sento come se fossi in prigione.
Un saluto a tua madre e le sorelle.
Abbracci e baci
Károly


[Non sapremo mai se nelle condizioni d’emergenza gli è riuscito di tornare a casa almeno per un’ora. O se ha almeno potuto dire addio.

«Oggi andiamo alla confessione.» Una misura pratica: nella linea del fuoco ci sarà poco tempo per occuparsi di queste cose.

Un Natale trascorso a Budapest, anche se si sente tra le mura della caserma come nella prigione, è mille volte più pacifico che non con le truppe sul campo di battaglia.


Si penserebbe che almeno alla santa festa di Natale ci sia pace tra le parti in conflitto, almeno per un breve periodo. I due calendari diversi lo permetterebbero.

Leggendo il «rapporto Höfer» del giorno, se ne cava così poco, che quelli a casa potrebbero persino immaginare condizioni pacifiche sul fronte.

Un höfer tipico. I bollettini di guerra firmati dal tenente generale Höfer, sottocapo di stato maggiore, sono diventati sinonimo per l’equilibrata e ritoccata informazione sulla guerra.

Questi posts di solitano evitano la sapienza che proviene dalla conoscenza successiva degli eventi, visto che neanche gli attori non sapevano che cosa porterà a loro il futuro, persino il prossimo giorno. (E se l’avessero saputo, che cosa avrebbero fatto? Domanda interessante, ma adeso collaterale.)

In quest’occasione però vale la pena di aprire la cronaca del reggimento, pubblicato dopo la guerra, anche se essa comprende moltissimi höfers. A questo momento il reggimento di Károly, alle prese con i russi sulla cresta dei Carpazi, è già stato quasi completamente distrutto. La cronaca, benché in una forma levigata, e generosamente nascondendo i dettagli, ci fa sapere di terribili perdite causate dagli attacchi russi sempre più selvaggi invece dell’auspicato acquietarsi delle lotte prima della vigilia di Natale:

«Sotto la pressione di questa situazione, il 22 dicembre alle tre del mattino il reggimento ha iniziato la ritirata attraverso Korcina all’uscita ovest di Krosno. Nel buio completo sono riusciti a staccarsi dal nemico, e dopo una marcia a capo chino nel fango profondo hanno occupato posizioni di retroguardia sulle colline prima di Krosno, dove già nel pomeriggio hanno avuto scontri pesanti con le avanzanti forze russe. Poi si sono ritirati attraverso Krosno a Suchodel, dove, dopo aver occupato le colline, hanno coperto la ritirata della divisione fino alle due del mattino.
Il 23 dicembre alle tre del mattino, dopo la distribuzione di conserve e pane, il reggimento ha marciato attraverso Suchodow, Miesto, Piastówe, Royi e Rowno, e ha occupato nuove posizioni di retroguardia alle pendici settentrionali di Zboiska. Alle tre del pomeriggio un forte scontro a fuoco si è sviluppato tra noi e l’artiglieria e fanteria del nemico, che si è continuato durante la notte. In questo giorno si è distribuito solo caffè e pane per il pasto.
Il 24 dicembre il fuoco d’artiglieria era tanto intenso già la mattina, che si può paragonare solo al più tardivo fuoco martellante d’Isonzo…»]

Beato e tranquillo Natale a tutti i lettori!

Cartolina successiva: 31 dicembre 1914

domenica 21 dicembre 2014

Cartoline rosa 9


[21 dicembre 1914]
Nome del mittente: K. Timó, Budapest, 1° Reggimento di Fanteria
Indirizzo del mittente: 3a Compagnia di Marcia, 4° Plotone

Indirizzo: All’Egregia Signorina Antónia Zajác
3° distretto, via Kis Korona 52
Budapest



Caro figlio mio!
Scusami per non averti ancora scritto, ma le notizie che ti scrivo ora sono tanto migliori. Sono ancora qui, nella caserma, e sarò a casa anche per Natale. Ci custodiscono tanto fortemente, che non ci è permesso di uscire neanche al cortile, ma forse per la festa ci lasceranno andare a casa. Se no, vieni qui nel pomeriggio del primo giorno, vai dai miei genitori, e vieni con lro. Noi abbiamo già ricevuto tutto il cibo per il campo di battaglia, e ora abbiamo ricevuto il comando di mangiarlo, perché altrimenti andrà a male. Eravamo in tale incertezza, ci hanno svegliato anche di notte, e abbiamo dormito sulle panchine. Come stai, ti senti bene? e tua madre e sorelle?
Fino a rivederci, abbraccio e baci dal tuo sp.-eb-o
Károly



Cartoline precedenti (indicate in grigio sulla carta):

Budapest, 11 dicembre 1914
Budapest, 2 dicembre 1914
Budapest, 28 novembre 1914
Budapest, 27 novembre 1914
Budapest, 18 novembre 1914
Budapest, 27 ottobre 1914
Debrecen, 25 settembre 1914
Szerencs, 28 agosto 1914
[Il portatore della buona notizia è arrivato qui tre giorni prima. Forse l’autore della lettera, Károly, non avrebbe nemmeno potuto ricevere alcuna notizia migliore. Nel mezzo di incertezze e turbolenze, ha ricevuto un po’ di tregua dal destino.

Forse tutti abbiamo ricordi quando alla vigilia di Natale eravamo lontani dai nostri cari. In una caserma di periferia non è facile stare tranquilli neanche in tempo in pace, accanto a un improvvisato albero di Natale: i pensieri vagano ben oltre il filo di ferro spinato.

I giornali informano sulla scintillante vittoria di Limanowa. Il bollettino meteorologico intessuto nel reportaggio del Pesti Napló sembra anticipare il tempo di oggi: «Non avevo mai seguito le nostre truppe con tanto orgogliose speranze come in questi significantissimi giorni di dicembre, che giocano con la dolce brezza della primavera.»

Tuttavia, il 1° Reggimento di Fanteria di Budapest è alle prese con i russi quasi nello stesso posto alla cresta dei Carpazi. «Nei Carpazi la situazione non è cambiata in modo significativo», riferisce laconicamente Maggiore Generale Hőfer, Vicecapo di Stato Maggiore.]

«Ormai l’inverno del nostro travaglio s’è fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York…»
Cartolina successiva: 23 dicembre 1914

sabato 20 dicembre 2014

Mura


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